Quando ti avvicini a me
non aspettarti che ti tenga fra le mani
come tengo una rosa scappata dal vivaio,
un piccolo robot arrugginito e triste
o una rabbia alimentata a malelingue,
nel petto fra cavi e sangue.
Però so resistere, rapida d’acido,
erompo anch’io dalla tirannia degli argini;
posso allungarmi a ripescarti,
se il tuo vagone, innamorato di carbone,
è deragliato nelle tue voragini.
Non sarò una stanza isolata dal mondo,
ma forse un cerotto sì.