Un incendio soltanto

Buongiorno tesori (non) miei
attuali e potenziali
questo cielo è troppo sereno
per dare una forchettata a una morale malnutrita:
ci sono estremità di spaghetti al sugo a sufficienza
per i cani innamorati di tutta la galassia

coltivo un tenero hobby relazionale:
tendo ed estendo le mie piccole radici
ad una bizzarra e infinita costellazione
di muscoli al centro del petto
che funzionano a pieno regime
in maniera altra
per più di uno
per più di una

una strana idea di affetto rizomatico
che mi fa diverso e plurale
atomizzato in una struttura polecolare
pieno della gioia mia e altrui
quella senza amanti
esclusivi

e quindi pare
che questo battito
sia imperfetto e puro
sia soffrire e stare male
sia io e te, non io e voi
sia per due, non per tre, o quattro, cinque
sia un lusso, una droga
sia come il vento
che spegne i fuochi piccoli
e accende quelli grandi
e allora mi chiedo perché
obbligare un piromane
a usare mantici su un incendio
soltanto

Senza paura delle macerie

Senza paura delle macerie
ho passato il tempo a frugare
alla ricerca di nulla in particolare
c’era una cesta per le coscienze sporche
e trovandola sorprendentemente piena
mi sono ricordato di quando mi spingevano
affinché le portassi in lavanderia
o all’estero per fuggire dal problema
in una sorta di crumiraggio emotivo
dai bouquet di fiori di plastica
mi sono detto non rassetto la mia stanza
figuriamoci farlo con l’etica.
Tra i calcinacci trovo fototessere
di vecchi nemici pronti a pucciarsi,
biscotti in un tè di memoria
stantìo su comò di polvere e intarsi
con vetrine rotte e sogni di gloria,
con progetti e aspirazioni a scadenza
per spaccare tutto alla fine della storia,
tra fallimenti e volontà d’impotenza
senza più eserciti di pupazzetti
che ne rimuovano l’ultima scoria.
Non rimane molto ma aiuto sopravvissuti
perché possano camminare anche loro –
senza paura delle macerie.

Non puoi essere uno sbaglio

Pensi sempre
di essere grasso
o di essere brutta
e non riesco a capirti.
Quel che vedo io è un paesaggio,
e nessuno si è mai lamentato
di una montagna troppo piccola,
di un oceano troppo vasto,
di una pianura con troppo vento,
di un bosco in cui cascano
troppe foglie in autunno.
Se in questo disegno casuale
i rovi hanno le more,
credi a me, non puoi essere
uno sbaglio.

Volevo portarti qualcosa di bello

Volevo portarti qualcosa di bello
perciò ho rubato una borsa
per riempirla e regalartela

c’è del sapone per ripulirti dai giudizi altrui
uno specchio più sincero di te, per elaborarne di tuoi
e manciate di baci a punta arrotondata,
per non farti male

volevo solo portarti qualcosa di bello
e per quanto sognavo forte
mi sono svegliato.
Buonanotte
tesoro.

Il sentimentale è politico

Non posso biasimare
alcuni detrattori
anche a me non frega nulla
di una politica che esclude l’amicizia
dei tomi che non battono mai ciglio.
Perché non usare i sentimenti
per rovesciare i governi?
usiamoli per fottere il potere,
e magari anche noi stessi –
per imparare di nuovo a lacrimare,
a urlare, a sbattere sui muri la passione
a sanguinarci, sulle cose. Spaccare tutto.
A disimparare l’ego e innamorarsi delle conseguenze.
E’ ancora possibile essere viscerali,
coinvolgersi nella propria esistenza.
Non possiamo lasciare che qualche lazzaro della dialettica
ci prenda il cuore in ostaggio –
d’ora in poi su ogni servizio pubblico
scriverò che il sentimentale
è politico.