mettono a fuoco due volte
il nervo ottico traina le immagini
compongono quindi
di roghi
Entropie readymade e disobbedienza incivile
Ero calmo il primo giorno e lo fui
anche il secondo e il terzo
fui calmo
con una scarpa sullo stomaco
con la testa riversa nel cesso
con un odiatissimo soprannome
con le palpebre-dighe
in cedimento sul cuscino
Ero calmo quando mi dissero lascia stare
ma nessuno lasciava stare me
ero calmo quando erano tutte ragazzate
e meditavo d’uscite di scena dal teatrino,
ragazzate incluse
Ero calmo e la mia calma mi ha fatto uno e più regali
un filo per cucirmi la bocca
un taglierino per scucirmi dalla testa
ciò che non potevo pronunciare.
Un giorno fui più calmo del solito
ma un soprusò causò problemi tecnici:
applicai la mia capacità di problem solving
e scoprii rabbioso e potente
con tutta la mia forza di femminuccia
che una stoccata di compasso
nel collo del proprio aguzzino
val bene un’estate di tunnel carpale
passata a voler morire.
Ero calmo e la mia calma ha tentato di uccidermi
ho chiamato il centro assistenza e non l’hanno voluta.
Ho deciso di tenermela.
Ora il filo tesse idee e ponti
e la lama recide
dalla punta della mia lingua
dalla punta della mia penna.
Sono ancora calmo:
con calma miro e colpisco
meglio.
Con me non devi essere niente. Proprio niente.
Bambolina rotta che non sei,
quest’idea bucomane di cotta
mi manda in apnea.
Eserciti di vampiri emotivi si innamorano
di tutti i disastri di una ragazza
autoesaltandosi nel loro assalto
alle braccia piene di tagli
che ricoprono di baci
come se i pianti, le cicatrici
fossero accessori di bellezza,
romanticizzandone la debolezza
la frantumazione
la morte.
Tic tic tic tic
questo rubinetto che perde
l’acqua che spreca, per la miseria
che nervoso
ma perché non provi a ripararlo
secondo me ti preoccupi troppo
dovresti pensarci di meno
vedrai che non gocciola più
non ne sono capace, l’idraulico costa
e anche se non ci pensassi affatto
e ogni lavandino fosse perfetto
questo continuerebbe
a non funzionare
sentirò il gocciolio tic tic tic
e il suo eco a distanze chilometriche
quelle gocce mi tormentano
e io non dormo non gioco non sorrido più
se non in quelle poche occasioni
in cui lo stereo sveglia il vicinato
e copre il rumore, dannatissimo rumore
ma il più delle volte capita
che io sopporti
e che per esasperazione
goccioli anch’io.