Con me non devi essere niente. Proprio niente.
Bambolina rotta che non sei,
quest’idea bucomane di cotta
mi manda in apnea.
Eserciti di vampiri emotivi si innamorano
di tutti i disastri di una ragazza
autoesaltandosi nel loro assalto
alle braccia piene di tagli
che ricoprono di baci
come se i pianti, le cicatrici
fossero accessori di bellezza,
romanticizzandone la debolezza
la frantumazione
la morte.
Tic tic tic
Tic tic tic tic
questo rubinetto che perde
l’acqua che spreca, per la miseria
che nervoso
ma perché non provi a ripararlo
secondo me ti preoccupi troppo
dovresti pensarci di meno
vedrai che non gocciola più
non ne sono capace, l’idraulico costa
e anche se non ci pensassi affatto
e ogni lavandino fosse perfetto
questo continuerebbe
a non funzionare
sentirò il gocciolio tic tic tic
e il suo eco a distanze chilometriche
quelle gocce mi tormentano
e io non dormo non gioco non sorrido più
se non in quelle poche occasioni
in cui lo stereo sveglia il vicinato
e copre il rumore, dannatissimo rumore
ma il più delle volte capita
che io sopporti
e che per esasperazione
goccioli anch’io.
Surrealpolitik
C’è qualcosa di più dell’acqua
che mi scorre addosso
dalla testa al piano doccia
incandescente, magma
dei sorrisi a mezza bocca
che indosso come fossero lividi
poichè in fondo
lo sono
forse è l’utopia
ma non sono mai stato
un bravo utopista
non ci credo nelle isole lontane
dalle previsioni meteo felici –
forse è la lingua
che mi sbattono sempre
sul dente che duole
a sei miliardi di persone –
forse è questo assassinio
avvolto nel cellophane
che cercano di ficcarmi
in gola.
In ogni caso
pace e amore un cazzo,
questa cosiddetta pace
mi apre in due a manganellate.
Quest’ordine sociale è un castello di carte
e a me le carte fanno schifo.
Orgoglio
Qualche giorno fa sulla metropolitana
ho lasciato un bigliettino,
sopra il quale ho scritto orgoglio.
Un uomo in giacca e cravatta, sulla trentina,
prima di sedersi l’ha preso. L’ha letto.
Ha anche riso.
Orgoglio di che?
e comunque, dio odia i froci.
Caro trentenne,
se il tuo dio esistesse
me lo metterebbe in culo
con tutta la virilità gentilmente concessa
dal suo strap-on di fiducia;
sarebbe donna, uomo,
entrambi o nessuno
dei due –
da nonmonogamo capisco bene
che il tuo dio ha milioni e milioni di partner
e non sempre ha del tempo tutto per te.
Sei geloso, capita a tutti, bellezza.
Ma se il tuo dio esistesse, mi adorerebbe:
la linea tra odio e amore è sottile
come i muri dove c’è
un glory hole.
Il sentimentale è politico
Non posso biasimare
alcuni detrattori
anche a me non frega nulla
di una politica che esclude l’amicizia
dei tomi che non battono mai ciglio.
Perché non usare i sentimenti
per rovesciare i governi?
usiamoli per fottere il potere,
e magari anche noi stessi –
per imparare di nuovo a lacrimare,
a urlare, a sbattere sui muri la passione
a sanguinarci, sulle cose. Spaccare tutto.
A disimparare l’ego e innamorarsi delle conseguenze.
E’ ancora possibile essere viscerali,
coinvolgersi nella propria esistenza.
Non possiamo lasciare che qualche lazzaro della dialettica
ci prenda il cuore in ostaggio –
d’ora in poi su ogni servizio pubblico
scriverò che il sentimentale
è politico.