Ero calmo il primo giorno e lo fui
anche il secondo e il terzo
fui calmo
con una scarpa sullo stomaco
con la testa riversa nel cesso
con un odiatissimo soprannome
con le palpebre-dighe
in cedimento sul cuscino
Ero calmo quando mi dissero lascia stare
ma nessuno lasciava stare me
ero calmo quando erano tutte ragazzate
e meditavo d’uscite di scena dal teatrino,
ragazzate incluse
Ero calmo e la mia calma mi ha fatto uno e più regali
un filo per cucirmi la bocca
un taglierino per scucirmi dalla testa
ciò che non potevo pronunciare.
Un giorno fui più calmo del solito
ma un soprusò causò problemi tecnici:
applicai la mia capacità di problem solving
e scoprii rabbioso e potente
con tutta la mia forza di femminuccia
che una stoccata di compasso
nel collo del proprio aguzzino
val bene un’estate di tunnel carpale
passata a voler morire.
Ero calmo e la mia calma ha tentato di uccidermi
ho chiamato il centro assistenza e non l’hanno voluta.
Ho deciso di tenermela.
Ora il filo tesse idee e ponti
e la lama recide
dalla punta della mia lingua
dalla punta della mia penna.
Sono ancora calmo:
con calma miro e colpisco
meglio.