Surrealpolitik

C’è qualcosa di più dell’acqua
che mi scorre addosso
dalla testa al piano doccia
incandescente, magma
dei sorrisi a mezza bocca
che indosso come fossero lividi
poichè in fondo
lo sono

forse è l’utopia
ma non sono mai stato
un bravo utopista
non ci credo nelle isole lontane
dalle previsioni meteo felici –
forse è la lingua
che mi sbattono sempre
sul dente che duole
a sei miliardi di persone –
forse è questo assassinio
avvolto nel cellophane
che cercano di ficcarmi
in gola.

In ogni caso
pace e amore un cazzo,
questa cosiddetta pace
mi apre in due a manganellate.
Quest’ordine sociale è un castello di carte
e a me le carte fanno schifo.

Orgoglio

Qualche giorno fa sulla metropolitana
ho lasciato un bigliettino,
sopra il quale ho scritto orgoglio.
Un uomo in giacca e cravatta, sulla trentina,
prima di sedersi l’ha preso. L’ha letto.
Ha anche riso.
Orgoglio di che?
e comunque, dio odia i froci.
Caro trentenne,
se il tuo dio esistesse
me lo metterebbe in culo
con tutta la virilità gentilmente concessa
dal suo strap-on di fiducia;
sarebbe donna, uomo,
entrambi o nessuno
dei due –
da nonmonogamo capisco bene
che il tuo dio ha milioni e milioni di partner
e non sempre ha del tempo tutto per te.
Sei geloso, capita a tutti, bellezza.
Ma se il tuo dio esistesse, mi adorerebbe:
la linea tra odio e amore è sottile
come i muri dove c’è
un glory hole.