Flowerviolence

Con me non devi essere niente. Proprio niente.
Bambolina rotta che non sei,
quest’idea bucomane di cotta
mi manda in apnea.
Eserciti di vampiri emotivi si innamorano
di tutti i disastri di una ragazza
autoesaltandosi nel loro assalto
alle braccia piene di tagli
che ricoprono di baci
come se i pianti, le cicatrici
fossero accessori di bellezza,
romanticizzandone la debolezza
la frantumazione
la morte. 

Monumento al femminicida ignoto

ANSA) – ANCONA, 23 MAR – Inaugurata oggi ad Ancona la prima statua in
Europa dedicata alle donne vittime di violenza.

‘Violata’, opera di Floriano Ippoliti, e’ frutto di una sinergia tra Regione, associazioni femminili, privati e il Comune di Ancona che l’ha accettata in dono. In un messaggio alla presidente della Commissione regionale Pari Opportunita’, la presidente della Camera Laura Boldrini ha annunciato che solleciterà il Parlamento “affinché si approvi in tempi rapidi una legge contro il femminicidio”.



Tralasciamo, anche se è molto difficile, la qualità dell’opera in questione, sulla quale stenderei un velo pietoso.
Non so se l’avete vista ma è una specie di puffa gigante svestita con una borsetta in mano, se non facesse piangere farebbe venir da ridere. Qualcuna se ne lamenta definendola come un “offesa alle donne” senza però scendere nel merito. Innanzitutto sarebbe anche ora di farla finita con l’indicare il nudo in generale come “offensivo”, va bene che abbiamo il vaticano a distanza di uno sputo, ma andiamo oltre il cattolicesimo, per favore. Detto ciò, a me sembra che la colpa della statua, e cioè dell’artista, sia per l’ennesima volta di raffigurare una vittima. Ci dovevamo aspettare forse altro? la risposta è no.
Commemorare “le vittime” è una cosa piuttosto diversa dal creare consapevolezza o qualcosa che rappresenti l’impegno contro la violenza.

Per fare un esempio, quando un capo di stato elogia coloro che mandano avanti la società – lavoratrici, lavoratori, eccetera – elogia, appunto, quella loro condizione, dal momento che se non fossero più tali per una questione logica non manderebbero più avanti un bel niente. In tal senso, pensare che il capo di stato in questione voglia tanto bene alle proletarie e ai proletari è di un ingenuità totale: in realtà, elogia la loro oppressione. Quindi, sicuramente non gliene importa un fico secco nè della loro liberazione nè di garantirgli il minimo indispensabile della sopravvivenza, se non per contentino. Allora perché aspettarsi una statua  che rappresenti la lotta? non è mica utile al capitale. In momenti di crisi, ovviamente non dal punto di vista mio, ma da quello del capitale, è necessario promuovere casalinghitudine, perché serve la famiglia come ammortizzatore sociale. In tal senso non vengono contemplate nemmeno altre tipologie di famiglie, perché le uniche famiglie utili sono quelle che possono produrre nuovi piccoli sfruttati e consumatori. Il femminismo e le lotte queer smantellano questi puntelli. E quindi via alle distrazioni di massa, che fanno puntare il dito contro le affermazioni di Berlusconi, di Battiato e di chissà chi. Sono schifezze e non è questo che viene messo in dubbio, ma finiscono per scatenare indignazioni da clickattivismo e social network dove ognuno, battendo furiosamente sulla tastiera e pubblicando il commentino arrabbiato, potrà sentirsi meno responsabile di come procede la situazione.
Quindi, è perfettamente coerente che chi non fa nulla per far sì che nessuna venga uccisa, commemori le vittime.
In fondo gli stati hanno monumenti al milite ignoto, e  sono gli stessi che mandano gente a farsi macellare per la felicità delle industrie della guerra e per quella di chi può neocolonialisticamente appropriarsi di risorse altrui. Vogliamo immagini che ci rappresentino? realizziamole e appiccichiamole ovunque. Tolgono fondi a centri violenza e consultori? teniamoli in piedi con l’autogestione. Non c’è bisogno dei fondi istituzionali, non c’è bisogno di addomesticamento, non c’è bisogno di autorità e di padroni. L’establishment produce merdosità estetiche? il  subvertising esiste anche per questo. E comunque, di un fronte unitario delle donne, senza conflitti di classe ed etnia, come se proletarie e migranti non esistessero, non ce ne facciamo nulla di utile. Intanto, direi che potremmo rinominare questa statua come monumento al femminicida ignoto. E mica tanto ignoto, dopotutto.
Un’ultima considerazione la farei sul concetto di femminicidio in sè, che esclude tutte quelle che, in un modo o nell’altro, non rientrano nel modello sessista della provetta casalinga, schiava ammazzata per sbaglio; è  razzista perché le donne di colore non esistono e non vengono considerate, transfobico perché spesso si riconduce l’oppressione a una presunta violenza innata di chi nasce maschio. Per non parlare delle lavoratrici del sesso: secondo qualcuna, è quasi fisiologico che debbano subire violenza. Una legge contro il femminicidio punisce il fatto compiuto, non evitando minimamente spargimenti di sangue, e men che meno fornisce reddito a quelle persone che vogliono emanciparsi da relazioni dove c’è un partner abusante; in sostanza, non serve assolutamente a niente, se non a strumentalizzare questioni femministe per creare ancora più cultura securitaria e ancora più prigioni per tutti e tutte. Esiste il concetto di violenza di genere, molto più ampio e che non si può trascinare per la giacchetta, perché i primi ad esserne colpevoli sono, guarda un po’, le istituzioni e il sistema economico.

Usiamolo.

My little femminicidio. Ovvero del perché ne ho abbastanza e vorrei si tornasse a parlare di violenza di genere

Ovunque, sono ovunque, escono dalle fottute pareti. Sono le  paladine e i paladini della tutela, che secondo loro ‘ste donne son così dementi che non ce la fanno proprio a difendersi da sole.
Sappilo milady: sono qui a protezione del  sacro femminino, e sappilo che sei così speciale, ma così speciale, così donna, creatura fragile come il soprammobile di porcellana preso al mercatino,  che se ti azzardi a fare un passo oltre il recinto di ciò che decido, ti polverizzo. Ehi, io sono per la libertà delle donne, non fraintendermi. Vorrai mica trombare senza la sovradeterminazione dei tuoi che ti frullano il moroso fuori dalla finestra? E che cazzo, pretendi davvero troppo. La penetrazione è un atto intrinsecamente patriarcale, ti deve fare schifo. Se a te piace, non importa: MammaMatriarca™ è qui e sa cosa è bene per te  e togliti le dita dal naso e dalla clitoride, sei una signorina e questo non si fa.

Premetto un paio di ovvietà: il patriarcato non sarà sparito magicamente quando mi sveglierò domattina, e nel perseguire la nostra bella società strafiga del sol dell’avvenire insomma, c’è ben poco da fare purismo ideologico per amor del purismo ideologico. Mezzi e fini devono essere coerenti, ma le contraddizioni esistono e senza stravolgimenti sistemici difficilmente smetteranno di esistere. Finchè c’è una magistratura, avrò bisogno dell’avvocato per rimuovere le mie chiappe da guai giudiziari; e finché c’é violenza sulle donne e non ci sono alternative migliori, io stessò farò del mio meglio per fornire a chi ne ha bisogno tutti i dati possibili sulle strutture già esistenti in grado di offrire un minimo di supporto. Soltanto una persona del tutto scema potrebbe vedere in ciò un acritico appoggio dello status quo. Il problema nei fatti è un altro: e cioè che può diventarlo.

Ed eccoci qui. Il femminicidio come parola è ormai abbastanza sdoganato. Femminicidio qui e femminicidio lì, e femminicidio giù, femminicidio, femminicidio, femminicidio. Ora basta.  Il femminicidio non esiste, e non intendo certamente dire che non esiste il fenomeno che quella parola intende rappresentare, più o meno. E’ la parola che è del tutto priva di senso.Mi disturba molto l’accostamento del concetto di femminicidio e di violenza di genere perché, per me, sono tutto fuorché la stessa cosa.  Intendiamoci: non sto certo a criminalizzare ogni bocca dalla quale esce questa parola, visto che qui su Femminismo a Sud è da prima del 2010 che se ne parla, di femminicidi. Molto prima che la questione diventasse materie per autoassolutorie targhe a memoria delle donne uccise.

E no, gli uomini non nascono stronzi: apprendono ad esserlo. Brutto colpo, giustizialist* d’assalto che sul corpo delle donne volete campare, nevvero? ma è così. O volete forse dire che se acciuffi uno stupratore, lo castri, lo ammazzi e quant’altro allora il fenomeno dello stupro è debellato. Complimentoni: una cazzata del genere è più fragorosa di una gara di rutti.  Posso mostrarvi alcuni genuini esempi di addestramento allo stupro,  come ad esempio la cultura del se insisti magari le te la dà,  che si può ammirare  negli infiniti post di facebook che ti dicono quando lei dice no intende sì, quando lei dice fottiti in realtà dice ti amo. Perversione patriarcale pura, feticizzata come romanticismo, quasi sempre eteronormato e praticamente sempre monogamo. Ho il vomito e la diarrea contemporaneamente al solo pensiero, per dire, e questo è solo un esempio.

Negli appelli paraistituzionali contro il femminicidio, ci sono le donne che non sono bianche? non mi pare; le donne trans? nemmeno.  E le sex workers? neppure, quelle son buone solo ad essere salvate da loro stesse. Mi sembra proprio che nel concetto di femminicidio non sia inclusa nessuna che non corrisponda all’ideale di bianchissimo etereo angelo del focolare trucidato dal folle mostro di turno. Bell’ideale fascisteggiante: in tal caso allora, piuttosto che sentir sbattere i piedini di chi strumentalizza felicemente  corpi di donne ammazzate, meglio un bel silenzio. Oppure, meglio ancora,  la caciara di un assemblea. Magari proprio quella di una ipotetica Slutwalk.

Dunque, forse, domandarsi chi mantiene  baracca e  burattine può essere utile, quasi quanto domandarsi perché esistono argomenti intoccabili, tabù: sesso, narrazioni non conformi ai modelli dominanti, centri antiviolenza, sex work, e chi più ne ha, più ne lotti. Fate voi.