Non so scrivere poesie d’amore

Non so scrivere poesie d’amore.
Come si suppone che io ne sia in grado?
Mi chiedo per chi mi abbiate preso.
Chi sono io, Cupido?

Non ce li ho i versi riccioluti e l’acqua di colonia.
Non intingo la penna nell’arcobaleno per nessuno.
Non suono il flauto al galoppo vestito da principe azzurro.
Non ho denaro per cioccolatini. Non sei tutta la mia vita.
Non ho un cuore monoposto. Non pensarci nemmeno.

Il punto è che la quiete in carne ed ossa si cancella con un bacio,
ma è gesto da cretini baciare un foglio bianco.
Ne deduco che sono un cretino.
Perché, capiamoci, posso vivere senza di te,
ma non intendo farlo.

Stammi a sentire.
Posso sorprenderti una volta al giorno.
Posso parlarti con disturbante candore.
Posso sciogliere l’iceberg nelle mie pupille.
Posso offrirti tutti quei momenti
che non dedico alla sopravvivenza.
Posso sostenerti, se mi reggo in piedi.
Posso regalarti graffi, carezze,
la mia psiche irruente e difettosa.
Prendere o lasciare.

Comunque, ti amo tanto.
Come vedi me la cavo
coi giri di parole.

Un incendio soltanto

Buongiorno tesori (non) miei
attuali e potenziali
questo cielo è troppo sereno
per dare una forchettata a una morale malnutrita:
ci sono estremità di spaghetti al sugo a sufficienza
per i cani innamorati di tutta la galassia

coltivo un tenero hobby relazionale:
tendo ed estendo le mie piccole radici
ad una bizzarra e infinita costellazione
di muscoli al centro del petto
che funzionano a pieno regime
in maniera altra
per più di uno
per più di una

una strana idea di affetto rizomatico
che mi fa diverso e plurale
atomizzato in una struttura polecolare
pieno della gioia mia e altrui
quella senza amanti
esclusivi

e quindi pare
che questo battito
sia imperfetto e puro
sia soffrire e stare male
sia io e te, non io e voi
sia per due, non per tre, o quattro, cinque
sia un lusso, una droga
sia come il vento
che spegne i fuochi piccoli
e accende quelli grandi
e allora mi chiedo perché
obbligare un piromane
a usare mantici su un incendio
soltanto

Non sono tuo

Non sono tuo.
Non sono in offerta speciale
non allungarti verso me.
Non cercare di possedermi
a mo’ di proprietà immobiliare.
Possiedimi come spazio condiviso.
In quanto non-oggetto,
sfido chiunque a rubarmi.
Metti da parte l’accumulazione
di capitale affettivo:
non appartengo.
Né fedi né fogli né promesse,
tocca bacia abbraccia fammi tuo.
Ma tuo non sono, e nemmeno d’altri
perciò conservo in me una melodia
dagli spartiti fatti per audiofili
di atri e di ventricoli
per non morire accoppato
per non morire accoppiato.
Non voglio possederti
non sono tuo.