L’umanità è una pessima ingegnera

Portiamo a termine elaborati calcoli matematici
per risolvere i problemi di tutte le geologie
e poi quando il ponte siamo noi
con improbabile inattendibile fiducia diciamo cose come
sì posso sopportare tutto
poi crolliamo

sventriamo le macchine e sostituiamo i pezzi per via dell’usura
e ci stupiamo come bambini di fronte
all’esigenza di cambiare

e nel timore di sbagliare prendiamo misure così precise
da spaccare il capello quasi frattalmente
per poi valutarci nei riflessi distorti degli specchi dei luna park
esprimiamo così, insicuri di noi,
giudizi sommari fino al millimetro

ci guardiamo
ci diciamo
abbiamo sbagliato tutto
facciamo dunque un mucchio di stronzate
eppure nei giudizi negativi non esistono mai
errori di valutazione

nel paradosso che non ne azzecchiamo una,
ma nell’autodistruzione non ci sfugge un dettaglio
posso dire
l’umanità è una pessima ingegnera

Con calma

Ero calmo il primo giorno e lo fui
anche il secondo e il terzo
fui calmo
con una scarpa sullo stomaco
con la testa riversa nel cesso
con un odiatissimo soprannome
con le palpebre-dighe
in cedimento sul cuscino

Ero calmo quando mi dissero lascia stare
ma nessuno lasciava stare me
ero calmo quando erano tutte ragazzate
e meditavo d’uscite di scena dal teatrino,
ragazzate incluse

Ero calmo e la mia calma mi ha fatto uno e più regali
un filo per cucirmi la bocca
un taglierino per scucirmi dalla testa
ciò che non potevo pronunciare.

Un giorno fui più calmo del solito
ma un soprusò causò problemi tecnici:
applicai la mia capacità di problem solving
e scoprii rabbioso e potente
con tutta la mia forza di femminuccia
che una stoccata di compasso
nel collo del proprio aguzzino
val bene un’estate di tunnel carpale
passata a voler morire.

Ero calmo e la mia calma ha tentato di uccidermi
ho chiamato il centro assistenza e non l’hanno voluta.
Ho deciso di tenermela.

Ora il filo tesse idee e ponti
e la lama recide
dalla punta della mia lingua
dalla punta della mia penna.
Sono ancora calmo:
con calma miro e colpisco
meglio.

Flowerviolence

Con me non devi essere niente. Proprio niente.
Bambolina rotta che non sei,
quest’idea bucomane di cotta
mi manda in apnea.
Eserciti di vampiri emotivi si innamorano
di tutti i disastri di una ragazza
autoesaltandosi nel loro assalto
alle braccia piene di tagli
che ricoprono di baci
come se i pianti, le cicatrici
fossero accessori di bellezza,
romanticizzandone la debolezza
la frantumazione
la morte. 

Lettera ad un autolesionista digitale

Anima dilaniata,
se t’incontro mi spezzetto io.
In me hai già piantato
un giardino di fiori e chiodi,
e io sono allergico.
Sono stanco di riciclarti, ferraglia,
col potere del pensiero.
Torna nuovo: se cerchi casa nel mio server,
non ne troverai più nel tuo.
Firmato,
suicidio.