Trio #2

Scoprii fonti di
luce nuova, perdendo
gli accendini

Trascino croci
di carta su golgota
finanziari

Questa è la gara,
che vinca il migliore
e perda tutto

Trio #1

Abbracciato da
una canotta, sorrido
compresso

Non temo culi
né altro, la merda la
conoscevo già

Rumori di noi
di fiamme e glitter,
mi fanno gaio

Con calma

Ero calmo il primo giorno e lo fui
anche il secondo e il terzo
fui calmo
con una scarpa sullo stomaco
con la testa riversa nel cesso
con un odiatissimo soprannome
con le palpebre-dighe
in cedimento sul cuscino

Ero calmo quando mi dissero lascia stare
ma nessuno lasciava stare me
ero calmo quando erano tutte ragazzate
e meditavo d’uscite di scena dal teatrino,
ragazzate incluse

Ero calmo e la mia calma mi ha fatto uno e più regali
un filo per cucirmi la bocca
un taglierino per scucirmi dalla testa
ciò che non potevo pronunciare.

Un giorno fui più calmo del solito
ma un soprusò causò problemi tecnici:
applicai la mia capacità di problem solving
e scoprii rabbioso e potente
con tutta la mia forza di femminuccia
che una stoccata di compasso
nel collo del proprio aguzzino
val bene un’estate di tunnel carpale
passata a voler morire.

Ero calmo e la mia calma ha tentato di uccidermi
ho chiamato il centro assistenza e non l’hanno voluta.
Ho deciso di tenermela.

Ora il filo tesse idee e ponti
e la lama recide
dalla punta della mia lingua
dalla punta della mia penna.
Sono ancora calmo:
con calma miro e colpisco
meglio.

Un incendio soltanto

Buongiorno tesori (non) miei
attuali e potenziali
questo cielo è troppo sereno
per dare una forchettata a una morale malnutrita:
ci sono estremità di spaghetti al sugo a sufficienza
per i cani innamorati di tutta la galassia

coltivo un tenero hobby relazionale:
tendo ed estendo le mie piccole radici
ad una bizzarra e infinita costellazione
di muscoli al centro del petto
che funzionano a pieno regime
in maniera altra
per più di uno
per più di una

una strana idea di affetto rizomatico
che mi fa diverso e plurale
atomizzato in una struttura polecolare
pieno della gioia mia e altrui
quella senza amanti
esclusivi

e quindi pare
che questo battito
sia imperfetto e puro
sia soffrire e stare male
sia io e te, non io e voi
sia per due, non per tre, o quattro, cinque
sia un lusso, una droga
sia come il vento
che spegne i fuochi piccoli
e accende quelli grandi
e allora mi chiedo perché
obbligare un piromane
a usare mantici su un incendio
soltanto

Apologia

Forse ti senti dubbiosa sul tuo genere
incerta sulla tua sessualità
sul perché i tuoi genitali non assomigliano a quelli altrui
o sul perché quelli altrui non ti interessano poi molto.
Oppure svariate di queste cose, simultaneamente.
Oppure nessuna.
Magari non ti accetti nemmeno. E ti odi anche.
Esistono almeno tre cappi in fila per te:
una croce, un contratto ed ogni sguardo che non sia il tuo.
Però se togli il cappuccio potrai notare dei cacciaviti;
prendine un bel po’, soltanto il fai da te
smonterà questo cazzo di patibolo.
Ho dei suggerimenti per te:
rivendica con forza
scrivi la tua storia, nei tuoi propri termini
renditi visibile, mostra la tua parte gaia – ma anche quella angosciata,
scegli il tuo discorso più infiammabile
prendi un fottutissimo accendino e dagli fuoco.
Fai apologia di te stessa,
sii carino: cis-positive ed hetero-friendly,
diventa malattia socialmente trasmissibile
proteggiti da quelle che lo sono sessualmente.
Tu. Tu laggiù nell’angolino.
Tu che detesti le immigrate, le travestite, le promiscue, le escort:
non vuoi marciarci assieme d’estate.
Ma erano loro a salvare il tuo culo bianco
un luglio newyorkese di tanti anni fa.
Continua pure a bere caffé israeliano in un pub dove non possono entrare;
alzerai un muro e ne sosterrai un altro, che ti piacerà,
perché sarà rosa come i tuoi acquisti, rosa shocking, scioccante:
lo stesso colore della tua indifferenza.
E tu invece, piccola adorabile frocia,
sappi che l’unico luogo dove dominati e dominanti
si scambiano di posto volentieri,
non si chiama patriarcato:
si chiama darkroom.
Ti aspetto lì.