Dei deliri e delle penne (è finita, finalmente)

Vogliamo parlare, gente, di chi si lamenta pur avendo alzato il culo per votare? non so se sono peggio loro o quelli che addirittura fotografano la scheda in cabina per vantarsene, sicché votare è espressione di democrazia e libertà di essere manganellati ad oltranza. Spariscono simboli elettorali dagli avatar di fèisbùc a pioggia: pare che Ingroia, per gli amici Manetta Joe, non lo conosca nessuno, sembrerebbe quasi che non sia mai esistito. Qualcuno dice di non votare  col culo, infatti non voto col culo; è col cazzo, che vi voto. E su, basta con la retorica nazionalpopolare che mi si ammosciano le meningi.  Destra e sinistra sono morte, dici? ora si fa un governo basato sulle idee? ma non eravamo in fase post-ideologica? Ops. Se ne avessi il diritto, voterei la signora che ho visto oggi sull’autobus. Sei un eroa, carissima, ché nei giorni della psicosi collettiva  che c’ha umettato il cervello inciti alla rivolta e a un sacco di cose meravigliose e ingovernabili. Chissà com’è quando c’è da delegare tutte le promesse e le paroline magiche son realizzabili, ma se c’è da andare oltre la banalità, allora diventano  tutte irraggiungibili utopie rivoluzionarie, come se quei tre pseudodiritti incartapecoriti ce li fossimo guadagnati mendicandoli al pupazzo di turno.

Qualcuno ha inseguito i brontosauri e altr* i ‘gggiovini, e in tutto ciò penso che dovremmo ridefinire il concetto di sincero democratico, visto che la sincerità di chi si affida alla democrazia oggi è di optare per il soggetto più palesemente idiota, sorpassato e privo di senso e reazionario, dal momento che il resto del mondo vorrebbe solo un autoritarismo in salsa popolare più carino, ripulito, morale, etico, simpatico, sorridente, forse a cinque stelle, forse a quattro, forse a pallini, forse rosso, verde, giallo, a righe, coi baffi; di conseguenza, molto poco sincero ed estremamente ipocrita. E’ colpa mia, tua, sua, nostra, vostra, e di chissà chi, massì, che ci si cimenti pure nell’affibbiamento colpe di massa, ma finché l’attività passa esclusivamente per la passività della schedina, se proprio c’è da cercare un colpevole, è sufficiente guardarsi allo specchio.

Anti-astensionisti, anti-astensionisti ovunque: ma lo sapete che il bdsm elettorale non è consensuale? però continuate, vi prego, mi sento bottom e ad ogniprendeteaschiaffiunastensionista mi sale un ormone che non vi immaginate, fatemi godere, su, eddai, toccatemi il punto U, e che è il punto U? ma il punto urna, suvvia. C’ho persino un’amica che sente eurozona e va in estasi, per non parlare di orde di feticisti delle x.  Un altro  ha persino visto i tondini dei simboli elettorali della scheda e ha pensato fossero chissà quali meravigliosi orifizi, l’hanno beccato mentre smanettava il batacchio in cabina. Le vie dell’elettoralperversione sono infinite, il piacere polimorfo passa anche di qui.

Aspettiamo fiduciosamente l’adesione al prossimo reality, nel quale potrete allegramente crocettare  il crocettabile al fine di candidare quante più persone possibili. Ovviamente saranno forniti un profilo-confessionale su svariati social network e la possibilità di spaccare le gonadi a chiunque non abbia la benché minima voglia di partecipare allo show. Arrivederci e ci si vede nelle piazze (se esistete al di fuori del uorlduaidueb).

My little femminicidio. Ovvero del perché ne ho abbastanza e vorrei si tornasse a parlare di violenza di genere

Ovunque, sono ovunque, escono dalle fottute pareti. Sono le  paladine e i paladini della tutela, che secondo loro ‘ste donne son così dementi che non ce la fanno proprio a difendersi da sole.
Sappilo milady: sono qui a protezione del  sacro femminino, e sappilo che sei così speciale, ma così speciale, così donna, creatura fragile come il soprammobile di porcellana preso al mercatino,  che se ti azzardi a fare un passo oltre il recinto di ciò che decido, ti polverizzo. Ehi, io sono per la libertà delle donne, non fraintendermi. Vorrai mica trombare senza la sovradeterminazione dei tuoi che ti frullano il moroso fuori dalla finestra? E che cazzo, pretendi davvero troppo. La penetrazione è un atto intrinsecamente patriarcale, ti deve fare schifo. Se a te piace, non importa: MammaMatriarca™ è qui e sa cosa è bene per te  e togliti le dita dal naso e dalla clitoride, sei una signorina e questo non si fa.

Premetto un paio di ovvietà: il patriarcato non sarà sparito magicamente quando mi sveglierò domattina, e nel perseguire la nostra bella società strafiga del sol dell’avvenire insomma, c’è ben poco da fare purismo ideologico per amor del purismo ideologico. Mezzi e fini devono essere coerenti, ma le contraddizioni esistono e senza stravolgimenti sistemici difficilmente smetteranno di esistere. Finchè c’è una magistratura, avrò bisogno dell’avvocato per rimuovere le mie chiappe da guai giudiziari; e finché c’é violenza sulle donne e non ci sono alternative migliori, io stessò farò del mio meglio per fornire a chi ne ha bisogno tutti i dati possibili sulle strutture già esistenti in grado di offrire un minimo di supporto. Soltanto una persona del tutto scema potrebbe vedere in ciò un acritico appoggio dello status quo. Il problema nei fatti è un altro: e cioè che può diventarlo.

Ed eccoci qui. Il femminicidio come parola è ormai abbastanza sdoganato. Femminicidio qui e femminicidio lì, e femminicidio giù, femminicidio, femminicidio, femminicidio. Ora basta.  Il femminicidio non esiste, e non intendo certamente dire che non esiste il fenomeno che quella parola intende rappresentare, più o meno. E’ la parola che è del tutto priva di senso.Mi disturba molto l’accostamento del concetto di femminicidio e di violenza di genere perché, per me, sono tutto fuorché la stessa cosa.  Intendiamoci: non sto certo a criminalizzare ogni bocca dalla quale esce questa parola, visto che qui su Femminismo a Sud è da prima del 2010 che se ne parla, di femminicidi. Molto prima che la questione diventasse materie per autoassolutorie targhe a memoria delle donne uccise.

E no, gli uomini non nascono stronzi: apprendono ad esserlo. Brutto colpo, giustizialist* d’assalto che sul corpo delle donne volete campare, nevvero? ma è così. O volete forse dire che se acciuffi uno stupratore, lo castri, lo ammazzi e quant’altro allora il fenomeno dello stupro è debellato. Complimentoni: una cazzata del genere è più fragorosa di una gara di rutti.  Posso mostrarvi alcuni genuini esempi di addestramento allo stupro,  come ad esempio la cultura del se insisti magari le te la dà,  che si può ammirare  negli infiniti post di facebook che ti dicono quando lei dice no intende sì, quando lei dice fottiti in realtà dice ti amo. Perversione patriarcale pura, feticizzata come romanticismo, quasi sempre eteronormato e praticamente sempre monogamo. Ho il vomito e la diarrea contemporaneamente al solo pensiero, per dire, e questo è solo un esempio.

Negli appelli paraistituzionali contro il femminicidio, ci sono le donne che non sono bianche? non mi pare; le donne trans? nemmeno.  E le sex workers? neppure, quelle son buone solo ad essere salvate da loro stesse. Mi sembra proprio che nel concetto di femminicidio non sia inclusa nessuna che non corrisponda all’ideale di bianchissimo etereo angelo del focolare trucidato dal folle mostro di turno. Bell’ideale fascisteggiante: in tal caso allora, piuttosto che sentir sbattere i piedini di chi strumentalizza felicemente  corpi di donne ammazzate, meglio un bel silenzio. Oppure, meglio ancora,  la caciara di un assemblea. Magari proprio quella di una ipotetica Slutwalk.

Dunque, forse, domandarsi chi mantiene  baracca e  burattine può essere utile, quasi quanto domandarsi perché esistono argomenti intoccabili, tabù: sesso, narrazioni non conformi ai modelli dominanti, centri antiviolenza, sex work, e chi più ne ha, più ne lotti. Fate voi.